Presentazione Squadre 2019, Groupama-FDJ
Stagione nuova e vecchie prerogative per la Groupama-FDJ. Anche quest’anno la formazione francese sarà caratterizzata dal duopolio dei capitani, chiamati a spartirsi gli obiettivi personali sia nei Grandi Giri che nelle corse di un giorno. Mantenuta la stessa consistenza numerica del 2018, con tre acquisti a bilanciare i tre abbandoni, la strategia del team è parsa abbastanza chiara. Provare a migliorare la struttura da affiancare ai due leader, con i tre innesti tutti reduci dalla BMC Racing Team e in grado di aggiungere qualità interessanti in funzione delle prove contro il tempo dei GT, facendo nel contempo crescere giovani di prospettiva che si sono già messi in mostra nell’ultimo biennio. Nonostante l’assenza di neoprofessionisti, infatti, sono diversi gli under 25 in organico che paiono capaci non soltanto di servire la causa del capitano di turno.
GLI UOMINI PIÙ ATTESI
Il 2018 ha rilanciato ad alti livelli Thibaut Pinot. Se gli exploit sono arrivati soprattutto nell’appendice stagionale, con le due vittorie di tappa alla Vuelta e il trionfo al Lombardia incorniciate dalla brillante performance nella prova in linea dei Mondiali, conclusi centrando la top ten nonostante il lavoro sobbarcato per aiutare Julian Alaphilippe ai piedi del muro di Gramartboden, non passano inosservate neppure le performance sciorinate nella prima metà di calendario. Il successo al Tour of the Alps non può essere infatti offuscato dalla sfortuna che ha colpito il 28enne di Mélisey al Giro d’Italia, privandolo di un podio ormai a portata di mano a causa di una polmonite esplosa alla vigilia dell’ultima sfida in salita.
Rivelatosi uno dei corridori più continui negli ordini d’arrivo e tra i più competitivi nei GT, tornerà per la settima volta a misurarsi al Tour de France dopo un anno di “tregua” e con l’obiettivo di rinverdire i fasti del 2014, nell’unica occasione in cui riuscì a salire sul podio. Il percorso di avvicinamento all’appuntamento lo porterà a preferire la Tirreno-Adriatico alla Parigi-Nizza e si completerà in “casa”, tra Delfinato e Parigi-Nizza, con la seconda metà di calendario ancora da definire. Risolti i cronici problemi con le discese e perfezionata gradualmente anche la tattica in corsa, la sensazione è che abbia finalmente raggiunto la piena maturità agonistica e possa ambire alle posizioni di vertice della classifica generale.
Molto dipenderà anche dall’allestimento della squadra per l’evento. Ai nastri di partenza, stavolta dopo aver preso parte al Giro, non è affatto detto che ci sia quel Arnaud Démare reduce da un’annata interlocutoria. Il discreto bottino (9) di vittorie non restituisce appieno la dimensione delle stesse, con la conferma alla Grande Boucle giunta soltanto quando buona parte degli altri velocisti aveva già abbandonato la corsa, e le classiche primaverili che lo hanno respinto pesantemente, ad eccezione di una Milano-Sanremo – chiusa sul gradino più basso del podio – con la quale ha ribadito il proprio feeling. Alla soglia dei 28 anni un nuovo passaggio a vuoto equivarrebbe a ridimensionare giudizi e potenzialità emerse con prepotenza nelle scorse stagioni, ma per evitarlo è indispensabile un approccio diverso alle classiche e una gestione migliore di forze e stati d’animo dei compagni di squadra, che non raramente si sono trovati a lavorare inutilmente nei finali di tappa dell’ultimo Tour.
Come anticipato sono stati tre i volti nuovi aggiunti alla pattuglia. Orfani della BMC, hanno scelto di approdare alla corte di Marc Madiot Stefan Küng, Kilian Frankiny e Miles Scotson. Il primo rappresenta una garanzia nelle prove a cronometro e con la nuova squadra avrà forse modo di verificare anche i suoi limiti di tenuta nelle brevi corse a tappe, nelle quali finora è stato penalizzato – oltre che da un fisico poco incline alle salite – dalla compresenza di troppi capitani. Ancora in fieri, invece, le potenzialità dell’altro elvetico e dell’australiano, con il primo che ha mostrato progressi tangibili in salita ma che difficilmente sarà della partita alla Grande Boucle.
Per pianura e salita, infatti, il team sembra già attrezzato e allestito. A comporre il treno per le volate, che ha perso una pedina preziosa come Davide Cimolai (approdato alla Israel Cycling Academy), sono rimasti Jacopo Guarnieri, Ramon Sinkeldam e Matthieu Ladagnous, quest’ultimo chiamato a spalleggiare Démare anche al Nord, mentre quando la strada sale saranno chiamati a entrare in gioco uomini come Sébastien Reichenbach, Steve Morabito e Georg Preidler.
Allestimento pressoché pronto anche per le Classiche, sebbene nelle Ardenne si fatichi a trovare un elemento sul quale fare affidamento per un risultato di prestigio. Al Nord tornerà utile la decennale esperienza di atleti come William Bonnet, Mickael Delage, Ignatas Konovalovas e Benoit Vaugrenard, alla quale potrebbe affiancarsi un elemento in continua crescita come il campione nazionale canadese Anthony Duchesne. Tra i faticatori fungeranno invece da jolly i vari Daniel Hoelgaard, Tobias Ludvigsson e Olivier Le Gac.
Hanno invece decisamente più chance per mettersi in proprio Anthony Roux e Marc Sarreau. Il campione nazionale transalpino potrà far valere il proprio spunto veloce nelle brevi corse a tappe e in quella in linea di secondo piano, mentre al più giovane connazionale viene chiesto di confermare quei miglioramenti palesati nella passata stagione, culminata con la bellezza di cinque affermazioni distribuite in patria tra 4 Giorni di Dunkerque, Etoile de Bessèges e Circuit de La Loire.
LE GIOVANI PROMESSE
La classe ’96 al potere. Le luci dei riflettori sono nuovamente accese su David Gaudu. Subito a segno da neoprofessionista, lo scalatore di Quimper non è riuscito a ripetersi nel 2018 sfiorando il bottino pieno al Memorial Pantani e chiudendo l’anno in grande spolvero rivelandosi fondamentale nella costruzione dei trionfi di Pinot. Messo nel motore (e concluso) anche il primo Tour della sua carriera, dovrà probabilmente ancora assolvere al ruolo di luogotenente del capitano, ma al contempo non dovrà lasciarsi sfuggire le poche occasioni che si presenteranno sul suo percorso. Per caratteristiche e trascorsi, il palcoscenico ideale per suffragare i segnali di crescita è quello delle Ardenne, con il Muro di Huy che lo ha già rivelato al grande pubblico due anni fa, quando si inserì nella top ten ad appena 20 anni.
Coetaneo di ottimo prospetto è Valentin Madouas. Vittorioso nella Parigi-Bourges davanti a Coquard e Laporte e quinto, pochi giorni più tardi, nella Parigi-Tours, il 22enne di Brest ha messo in mostra – oltre a un invidiabile spunto veloce – tenuta ed esplosività sui tracciati mossi. Elemento che andrà tenuto particolarmente in considerazione nelle stagioni a venire, già quest’anno potrebbe accentuare la parabola della sua evoluzione ricavandosi spazi redditizi in appuntamenti importanti, nei quali verosimilmente non partirà con i galloni di capitano unico.
In una rosa priva di corridori al primo anno nella categoria, tra i meno navigati c’è curiosità per definire i limiti di Benjamin Thomas, incapace di attestarsi nel 2018 sugli standard messi a referto nei dodici mesi precedenti. Sembrano invece meno risicate le possibilità di togliersi qualche soddisfazione personale per i vari Bruno Armirail, Romain Seigle e Léo Vincent.
LA SQUADRA
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